Giovani Democratici


Caro direttore,

ci sentiamo colpiti dai gravi fatti di violenza verso il diverso cui abbiamo assistito a Torino (il campo rom bruciato per uno sfogo compiuto contro uno stupro ai danni di una ragazzina che non era stato commesso) e a Firenze (il militante di estrema destra che uccide, prima di spararsi, due uomini provenienti dal Senegal). Ci sentiamo colpiti non solo come giovani militanti politici, ma innanzitutto come giovani abitanti di questa nostra terra, l’Italia, che ha sempre saputo, e noi lo vediamo quotidianamente nelle nostre scuole e nelle nostre piazze, accogliere ed arricchirsi dalle differenze ma che oggi sembra piombata in un inaccettabile clima di intolleranza.
Si potrebbe sostenere che il caso di Torino sia spiegabile semplicemente come il gesto di alcuni esagitati mossi dalle affermazioni superficiali di una sedicenne che non voleva spiegare alla famiglia, molto religiosa di aver volontariamente perso la verginità col proprio ragazzo. Si potrebbe anche, e lo sentiamo fare, affermare che il pazzo omicida di Firenze sia, appunto, niente più che un pazzo. Ma noi pensiamo che così facendo perderemmo un’occasione, come comunità e come individui, di riflettere su come rischiamo di diventare, in questa vecchia Europa; su come stiamo diventando.

Si deve avere il coraggio di guardare a quegli scheletri del’armadio che abitano nelle nostre case confortevoli, nelle nostre dimore sicure, tra i banchi di una scuola che consideriamo un luogo di formazione alla vita ed alla cittadinanza. E’ molto difficile non scorgervi messaggi culturali preoccupanti, fondati sulla paura diffusa e sul malessere di questa nostra società stanca e angosciata. Anni fa denunciammo la presenza troppo facile di simboli legati alle violente esperienze del nazismo e del fascismo tra i banchi di scuola. Una presenza diffusa, impiegata come scherzo, come battuta, ma anche come segno di appartenenza ad un’idea forte, ad un ideale di purezza e di forza che, probabilmente, rassicurano in tempi come i nostri, in cui i riferimenti sono pochi e spesso confusi. Abbiamo denunciato, quando il celebre assassino norvegese ha fatto di molti giovani impegnati in politica carne da macello nel nome di ideali di destra estrema, il significato politico e culturale di quel gesto. Avevamo altresì ammesso il rischio che anche in Italia, senza concedere nulla ad inutili allarmismi, stesse attecchendo una cultura del rifiuto del diverso, una paura della contaminazione, una resistenza a quel naturale fenomeno migratorio che, in realtà, permette alla nostra economia di andare avanti, all’INPS di non essere in rosso e alle nostre terre e valli di essere più colorate, vivaci, capaci di trasformarsi.

Non possiamo accettare che tragedie come quelle che si sono consumate in questi giorni passino senza lasciare una traccia di riflessione anche qui da noi, in questo Biellese che è pieno di giovani immigrati (una è tra chi scrive questa lettera) che, pur parlando l’italiano molto meglio di tanti leghisti che urlano in piemontese contro il diverso che verrebbe a “rubarci il lavoro”, non hanno la cittadinanza, e quindi non possono votare, non possono iscriversi agli albi di alcune professioni, non possono andare ai tornei professionali di pallacanestro o di pallavolo.
Siamo pronti, come Biellese, come Italia, a trarre le conclusioni dovute di tutto questo? Possiamo renderci conto che la chiusura genera nuova chiusura, che le barriere chiameranno altre barriere, causando effetti di dissesto sociale difficilmente prevedibili?
Sappiamo che anche nel Biellese in tanti si occupano di questi temi con buona volontà. Ma la buona volontà delle associazioni e degli individui non basta più. E’ arrivato il momento che l’amministrazione, la politica battano un colpo: per esempio, decidendo di contribuire fattivamente a che si arrivi all’ approvazione di una legge sulla cittadinanza per i giovani figli di immigrati nati in Italia e che abbrevi i processi della cittadinanza, come è stato richiesto dai gruppi del PD in Comune a Biella e in Provincia. Sarebbe un gesto politico e culturale significativo, una luce in un tempo buio e grigio come questo.

I Giovani Democratici

Clara Canova
Greta Cogotti
Giulio Gruppo
Paolo Furia
Valerio Monteleone
Fadwa Sabbar
Angelica Valz Gris
Davide Zighetti




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Convocate per domenica 27 novembre alle ore 18.00 presso la sede del Partito Democratico, sita in c.so Matteotti, 10, la segreteria e il coordinamento cittadino con il seguente punto all'o.d.g:

-nomina del responsabile cittadino del circolo di Minervino

la riunione è aperta a tutti gli iscritti e simpatizzanti
si raccomandano puntualità e partecipazione

la Segreteria